Elvis secondo Luhrmann

Tre ore di film. La prima è un capolavoro, la seconda avvincente, la terza crepuscolare e – complice forse la fisiologica stanchezza dello spettatore – meno efficace. “Elvis”, del regista australiano Baz Luhrmann, racconta la vita straordinaria del re del rock and roll Elvis Presley, dai primi successi nelle sale da ballo di provincia ai palcoscenici più prestigiosi degli Stati Uniti, dai milioni di dischi venduti in tutto il mondo all’inferno della dipendenza che lo avrebbe portato a morire a soli quarantadue anni. E lo fa avvalendosi di due attori straordinari: Tom Hanks nei panni dello spregiudicato manager Tom Parker, che intuì le qualità del giovanissimo Elvis, lo seguì per tutta la carriera e finì sotto processo per truffa alla morte del suo protetto, e Austin Butler, che assomiglia al cantante in modo impressionante, e ne imita alla perfezione non soltanto la gestualità, ma anche la voce. È lui a cantare le canzoni di Elvis giovane, quando il ragazzino povero cercava la sua strada ispirandosi alla musica dei neri conosciuti nei ghetti di Memphis. L’aiuto ricevuto dai tecnici del suono per ricreare i successi dell’ Elvis maturo non sminuisce l’eccellenza della sua prestazione, che ne fa un candidato naturale per l’Oscar. 

Con l’eccezione di “Australia”, un polpettone dove l’unica cosa buona era Nicole Kidman, Luhrmann ci ha abituati a film che sono anche potenti esperienze sensoriali: un montaggio velocissimo di stacchi ravvicinati, una rutilante fotografia, un uso spregiudicato delle musiche. “Elvis” porta all’estremo la scelta stilistica già sperimentata in “Moulin Rouge” e ne “Il grande Gatsby”, dove la colonna sonora è protagonista e spesso travalica i limiti temporali. In questo quadro trovano spazio e non sfigurano perfino i nostri Måneskin che reinterpretano “If I Can Dream”, uno dei cavalli di battaglia del cantante . 

Visto sul grande schermo e in una sala dotata di una buona acustica “Elvis” non vi deluderà. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Potrebbero interessarti
LEGGI

Cinque giorni un’ estate

La montagna ispira i film maker. Ma sono  pochi i film sulla montagna che escono dal circuito dei festival…
LEGGI
Il materiale e l'immaginario
LEGGI

Il materiale e l’immaginario

“La conoscenza di Remo Ceserani risale alla fine degli anni Settanta. Con Lidia De Federicis avevamo progettato una storia letteraria per le scuole superiori di nuovo genere, per la quale era necessario individuare un coautore capace e disponibile. Proprio in quegli anni la rivista Belfagor presentava interventi diversi sul modo di affrontare l’insegnamento della letteratura. Quello proposto da Ceserani si avvicinava molto alle nostre aspettative. Decisi di interpellarlo, e…
LEGGI
LEGGI

Il ritratto di James Lord

Gli amanti dell’arte non lo perdano. Presentato al Torino Film Festival, The Final Portrait di Stanley Tucci racconta…
LEGGI
LEGGI

Assassinio sull’Eiger

Il terzo film scelto per la nostra rassegna è Assassinio sull’Eiger, titolo originale The Eiger Sanction, diretto e interpretato…
LEGGI
LEGGI

Suicidio in diretta

Addirittura due film quest’anno hanno ricordato la figura di Christine Chubbuck che nel lontano 1974 fu la prima…
LEGGI
LEGGI

Evviva i sottotitoli

Si sono appena spente le luci – anzi, si sono appena accese in sala dopo il “The End” – del…
LEGGI