Naviga da tempo in acque molto agitate il Museo del cinema, senza direttore da sei mesi, un bilancio in perdita nonostante un aumento di visitatori e incassi, e ora anche un’inchiesta della magistratura proprio sui conti della Mole. Senza dimenticare, poi, un taglio di 600 mila euro di contributi da parte del Comune di Torino, la forbice che ha investito tutte o quasi le attività culturali. Ma intanto, seppure in ritardo, c’è una buona notizia. Il Museo ha un nuovo presidente: Laura Milani, 45 anni, studi di architettura e design, da anni al vertice dell’Istituto di arte applicata e design, Iadd, un importante bagaglio di studi ed esperienze in marketing e comunicazione, e di recente fondatrice di una scuola privata per l’infanzia che ha l’obiettivo di applicare metodi innovativi.
Una donna per la Mole
La Milani è stata indicata dalla Regione, alla quale per prassi spetta la nomina del presidente, nella persona dell’assessore alla cultura Antonella Parigi, con la quale ha un solido legame di conoscenza e stima, mentre l’indicazione del direttore spetta al Comune di Torino.
Il nuovo presidente sostituisce Paolo Damilano, il cui mandato era scaduto da un paio di mesi. Di recente i rapporti tra l’ex presidente e i referenti regionali erano entrati in tensione a causa degli interrogativi che da tempo gravano sulla complessiva gestione del Museo del cinema. E da parte sua anche il Comune aveva fatto sentire la sua voce critica.
Damilano, dinamico imprenditore cinquantenne nel campo dell’enogastronomia, rimane comunque presidente della Film Commission. Le due cariche erano state unificate all’inizio del 2015 “per fare sinergia”, era stato detto con una grande enfasi in cui erano entrati in campo concetti come “integrazione del sistema cinema”, efficienza, snellimento, e altri ancora, compresi i risparmi di risorse (il presidente per la carica non riceve emolumenti, ma certo all’immagine e al prestigio di chi la ricopre male non fa). Tutti obiettivi salutati con unanime consenso. E in quel clima era venuto fuori anche qualche “finalmente”. Ora, invece, si torna alla doppia carica. Chissà se quei nobili principi valgono ancora.
La Mole, dunque, ha un nuovo presidente e il Comitato di gestione al completo dopo una raffica di dimissioni con interrogativi, figuracce e polemiche. Una navigazione tempestosa che dura da almeno due anni, dalle dimissioni dell’ex presidente Ugo Nespolo, che era entrato in rotta di collisione con l’ex direttore Alberto Barbera per insanabili divergenze sulla conduzione finanziaria del Museo, quindi l’abbandono di un revisore dei conti che non vedeva più le condizioni minime per certificare l’andamento finanziario, e a seguire le dimissioni di ben due componenti del Comitato.
Sui conti della Mole intanto è scattata un’inchiesta della Procura di cui si è appreso pochi giorni fa; non si conosce ancora quale sia il perimetro dell’indagine. Accanto ad eventuali altri aspetti, c’è da chiarire l’origine di una passivo di 181 mila euro nel bilancio 2016, su complessivi 14 milioni circa di entrate. Questa almeno la cifra scritta nella relazione al conto economico del presidente Damilano, dopo voci incontrollate delle ultime settimane che invece indicavano somme molto più consistenti e preoccupanti dei 181 milioni. Al punto che ora si è reso necessario un chiarimento da parte della magistratura.
E dopo tutti gli altri, un ennesimo colpo all’immagine del Museo del cinema, che invece come consenso dei visitatori, complice anche la Mole in sé, gode di ottima salute. Non ultimo, quello del bando-farsa per la ricerca di un nuovo direttore, ma solo amministrativo e non anche artistico come lo era il precedente, dopo tutto il 2016 trascorso con tre-quattro proroghe dell’ex direttore Barbera. Dagli 80 partecipanti al bando, la cui gestione era stata affidata per ulteriore trasparenza a una società privata, e dalla rosa di 8-10 segnalati come meritevoli, non si era riusciti a tirarne fuori uno. Il motivo: i veti incrociati della Regione e del Comune sul nome del vincitore.
Ora si vedrà cosa saprà fare il nuovo presidente. Laura Milani, quanto ad esperienze sembra avere le carte in regola. Ma scrive, e forse pensa, difficile: “Rappresentare uno degli emblemi della propria Città è un compito importante che non sempre nella nostra vita veniamo chiamati a svolgere, per questa ragione ringrazio il Collegio dei Fondatori e i suoi illustri rappresentanti per la stima e per la fiducia”. E dopo questi ringraziamenti aggiunge: “La visione, il progetto e la costruzione fanno parte di un Dna contemporaneo, organico e relazionale, che metterò a disposizione del Museo, della città, del territorio con una vocazione certamente internazionale”. Così la sua prima dichiarazione, nero su bianco, integrale, senza tagli.
Nino Battaglia