È uno dei nomi più amati della fotografia mondiale, Robert Doisneau, e le mostre che periodicamente vengono allestite sfruttando il suo sterminato archivio richiamano sempre un gran numero di visitatori. L’ultima, itinerante, è approdata in questi giorni a Torino grazie a Camera, il Centro Italiano per la Fotografia, in via delle Rosine 18. Visitatela, ne vale la pena: raccoglie molte delle sue opere più famose – compreso il celeberrimo “Le Baiser De L’Hotel De Ville” – e anche qualche scatto meno noto e forse più interessante.
Non è un mistero, infatti, che i protagonisti del celebre bacio fossero in realtà due studenti che Doisneau, incaricato di un servizio fotografico dalla rivista Life, mise in posa ispirandosi a un’altra celebre foto, scattata da Alfred Eisenstaedt nel 1945 a New York durante i festeggiamenti per la vittoria contro il Giappone.

Insomma, un abile trucco di un artigiano della fotografia, che dai suoi scatti doveva ricavare di che vivere, e molto probabilmente aveva pensato che il pubblico americano avrebbe apprezzato il richiamo a una immagine famigliare.
Dico questo non per sminuire la figura di Doisneau, che artigiano si sentiva e lo dichiarava con orgoglio, come si scopre nel bel documentario che arricchisce la mostra, e ci restituisce l’immagine di un gran simpatico, innamorato del suo mestiere, e alieno da ogni forma di alterigia. Dai lui avrebbero molto da imparare alcuni dei fotografi che oggi vanno per la maggiore e gabellano per arte i loro deliri.
Nato nel 1912 e morto nel 1994, Doisneau si formò come litografo e esordì come fotografo industriale per la Renault. La disciplina di fabbrica gli stava stretta, e dopo la guerra scelse la strada del fotografia indipendente lavorando per l’agenzia Raphot, alla quale rimase fedele per cinquant’anni. Non amava viaggiare, e l’amata Parigi divenne il suo principale soggetto: i quartieri della periferia con le loro strade brulicanti di vita, i bistrot, i cabaret, le fabbriche, le portinerie, i bambini che giocano e sui banchi di scuola. La sua è una fotografia che guarda al quotidiano, con una punta di ironia e grande benevolenza. ” Ci sono dei giorni – diceva – in cui il semplice fatto di guardare diventa una vera gioia”. E sarebbe stato contento di sapere che ancora oggi le sue foto restituiscono ai visitatori della mostra la stessa gioia.
Battista Gardoncini