Dovrebbe essere la volta buona, questa. Almeno, si pensa e si spera. Il Museo del cinema di Torino ha emesso un nuovo bando per la ricerca del direttore. E c’è un’ importante novità: pur non essendo definito in quanto tale, il responsabile delle attività della Mole sarà un direttore scientifico-artistico a tutti gli effetti, come lo era stato per diversi anni Alberto Barbera. Lo si ricava dalla descrizione delle funzioni che nel bando vengono attribuite al direttore, tutte legate alle sue competenze in campo cinematografico e museale: quindi comprovata e profonda conoscenza della storia del cinema, dei suoi snodi, dei suoi protagonisti tra registi e attori grandi e piccoli, dei suoi generi, autorevolezza nell’ambiente, conoscenza millimetrica di quanto esposto alla Mole.
Una figura che torna, dunque, quella del direttore scientifico, dopo essere stata di fatto “abolita” alla chetichella con i due bandi precedenti, si direbbe fortunosamente, falliti. Perché tutto si chiedeva al responsabile del Museo, tranne il sapere di cinema! Nell’elencazione delle sue funzioni, infatti, nelle precedenti occasioni ci si dilungava nelle richieste di esperienze e capacità in campo amministrativo, gestionale e di direzione del personale. Quasi del tutto assenti, invece, se non per qualche vago quanto indiretto accenno, quelle a carattere cinematografico. Tant’è che molti esperti del settore, tra torinesi, romani e di altre regioni, si erano ben guardati dal partecipare al concorso. Una perdita incalcolabile per il prestigio del Museo.
In effetti un siffatto direttore tacitamente solo amministrativo in questi quasi tre anni ormai di sede vacante, i vertici del Museo del cinema per ben due volte lo avevano trovato. Ma nel primo caso, presidente Paolo Damilano, il vincitore del bando, il torinese Alessandro Bianchi, non risultava gradito al Comune di Torino, ormai governato dai 5Stelle, in quanto ritenuto troppo vicino al Pd. E, del resto, come dare torto a Palazzo di Città se fino a quel momento un tacito accordo con la Regione Piemonte prevedeva che il Presidente del Museo fosse “indicato”, sempre tacitamente, per carità, appunto dalla regione, e il direttore dal comune? E così, bando o non bando, la nomina non avvenne. Costo dell’operazione, oltre 50 mila euro. Già, perché la ricerca del direttore, con la raccolta e il vaglio delle candidature, era stata affidata a una società esterna di “cacciatori di teste”, perché nella scelta si voleva la massima imparzialità e trasparenza.