Guido Boursier, collega RAI e amico, è morto ieri dopo una lunga malattia. Era stato un inviato negli anni delle lotte operaie e del terrorismo, poi si era occupato delle pagine culturali della redazione regionale piemontese, e , dopo la pensione, si era impegnato nella gestione del Teatro Stabile torinese. Ecco il ricordo di Orlando Perera, per tanti anni suo vicino di scrivania.
Ieri sera verso le 22 è squillato il telefono. Era Giovanna Boursier, l’inviata di Report, figlia del mio caro amico e collega Guido. Che cosa devi dirmi? Ma avevo già capito. Sapevo che suo padre stava affrontando il calvario del tumore al San Raffaele di Milano. Suo padre, mio collega e amico, con il quale per quindici anni ho condiviso la stessa scrivania, io da un lato lui dall’altro, nella redazione Rai di Via Verdi a Torino. … accidenti, vecchio Guido, non riesco a tenere il distacco del cronista con te. Mi assale un’ondata di affetto, di dolore, di ricordi, di malinconia. Gli anni vissuti insieme, le ore a chiacchierare, a confrontarci sul lavoro, a mandarci a quel paese. Un giorno gli ho detto, sei il mio maestro, pensa come sono messo male… Tra noi era così, il sentimento nascosto dietro il pudore dello sfottò. Ma davvero mi ha insegnato tante cose. Eccellente professionista, un intellettuale schivo e rigoroso, com’erano i comunisti dell’epoca. Torinese purosangue, classe 1938, aveva cominciato negli anni Sessanta su un giornale cattolico, che credo si chiamasse L’Italia, diretto dall’indimenticabile Don Peradotto. Poi era passato alla Gazzetta del Popolo di Giorgio Vecchiato. Poi ancora al Radio Corriere. Infine, verso la metà degli anni Settanta, Giancarlo Carcano lo fece entrare nella redazione RAI di Torino, dove dopo qualche anno sono arrivato anch’io. Abbiamo subito legato. Erano gli anni Ottanta, lui si occupava di Fiat, sempre dalla parte dei lavoratori, e di terrorismo, e anch’io, lì ho imparato. Però aveva presto cominciato a manifestare una certa insofferenza per la routine della redazione e alla fine andò in pensione anticipata nel 1995, dunque a 58 anni.
Forse perché Guido era anche uomo di cultura, appassionato d’arte, e soprattutto di teatro, e di questo voleva occuparsi. Infatti, alla Rai aveva finito per fare soprattutto critica teatrale e di arte, cultura, è suo merito non trascurabile se la cultura torinese ha trovato uno spazio prestigioso nella TV nazionale, non era scontato. Nel 1998, già pensionato, l’allora Sindaco Castellani lo nominò Vicepresidente del Teatro Stabile di Torino. Sono gli anni delle direzioni artistiche di Walter Le Moli, di Gabriele Lavia. Ci rimane fino al 2005. Nel frattempo collabora anche con la sua penna fine e colta alla rivista Tuttoturismo. Non so se ho detto tutto, Guido, ma cosa importa, eri così riservato, così schivo. Tanto che è stato difficile persino trovare una tua foto, un’immagine di repertorio. Ciao Guido, negli ultimi tempi non ci siamo frequentati tanto, ma anche da lontano abbiamo continuato a volerci bene, a stimarci. Il tuo ricordo mi accompagnerà…fino a quando toccherà a me. Il mio affetto e il mio abbraccio alla sua adorata Jasenka, a Giovanna, a Nicola