Sei puntate deliziose, che scorrono veloci e piaceranno non soltanto agli amanti del calcio, ma anche a tutti gli altri. “The English Game”, disponibile su Netflix, è ambientato nell’Inghilterra di fine Ottocento, dove un piccolo gruppo di giovani inventa il nuovo sport, ne definisce le regole e crea una federazione per gestire le competizioni.
I fondatori appartengono alle classi più agiate, e le prime squadre si formano nei collegi dove si forgia la classe dirigente del paese. Ma il gioco piace anche agli operai, che rubano il tempo ai massacranti turni di lavoro per misurarsi tra di loro, in accanite sfide tra fabbriche e città. Presto i migliori arrivano a competere anche con chi fino a quel momento aveva considerato il calcio una esclusiva faccenda tra gentiluomini, dove non c’era posto per la volgarità delle masse.
“The English Game” segue le vicende parallele di due personaggi realmente esistiti: Arthur Kinnaird, rampollo di una nobile e ricchissima famiglia londinese, ottimo calciatore e poi per trent’anni presidente della Federazione calcistica inglese, e Fergus Sutter, un ex scalpellino dal talento cristallino, che il proprietario di un mulino assume per rinforzare la sua squadra e partecipare con qualche speranza di successo nella FA Cup, la competizione calcistica nazionale. Di fatto Sutter fu il primo calciatore ad essere pagato per giocare, e lo scandalo che ne seguì mise a rischio la sua ascesa al vertice.
E’ proprio sul contrasto tra due opposti modi di concepire il gioco che è costruita la serie: i due vengono seguiti nella loro vita di tutti i giorni, nei rapporti con i famigliari e con gli amici, nelle difficoltà e nei trionfi, fino alla storica finale del 1883, che rappresentò il punto di svolta da cui nacque il calcio moderno.
La serie è stata creata da Julian Fellowes, uno specialista del genere che aveva a suo tempo prodotto “Downton Abbey”. Un nome, una garanzia.
gbg