Ora che il festival di cinema gay-Lovers si è ripreso, dopo la pesante caduta dell’anno scorso, c’è chi si impegna seriamente nella ricerca di un sostenitore, un imprenditore, un marchio, un gruppo di aziende che possano finanziarlo in modo che la manifestazione abbia quel nuovo rilancio che merita.
Il festival, dunque, ha fatto pace col suo pubblico, anche se purtroppo rimane ancora quasi soltanto il “suo”: ha riguadagnato gli spettatori che aveva perso segnando 21.500 presenze, contro le 18 mila precedenti, il 20 per cento in più. Un risultato di successo che diventa ancora più significativo se si considera che la manifestazione quest’anno ha avuto un giorno in meno. Il direttore Irene Dionisio e il presidente Giovanni Minerba, lo storico fondatore del festival, con il Museo del cinema che tuttavia quest’anno, limando ulteriormente la cifra, ha attribuito a Lovers meno di 400 mila euro, possono essere soddisfatti, e non solo sul piano della partecipazione.
Cinema gay è infatti migliorato da diversi punti di vista. Si è respirato un nuovo clima, a cominciare dal rapporto di fiducia e di collaborazione tra il direttore e il presidente. Un rapporto che un anno fa sembrava ridotto al minimo, pura e distaccata cordialità, fino a registrare palpabili momenti di tensione. Minerba era stato defenestrato da poco dal ruolo di direttore senza tante spiegazioni, e la Dionisio con il suo gruppo di collaboratori quasi totalmente rinnovato, aveva tentato un rilancio velleitario, basato sul cambio del nome, in inglese, rivelando così un provincialismo conformista che il festival non merita, e su una linea editoriale di cinefilia dura e pura che nulla concedeva allo spettatore meno motivato. E il risultato si era fatto vedere: vistoso calo di spettatori, abbandoni, critiche anche dagli addetti ai lavori, polemiche.