“Lo stesso ineffabile senso della composizione che costituisce l’impalcatura della cattedrale dei suoni, da Monteverdi a Stravinsky, è vivo in trasparenza nell’ordito delle opere plastiche durature, da Giotto a Matisse“. Così Fausto Melotti, pittore, scultore, ceramista, scrittore e musicista competente e appassionato. Uno dei grandi dell’arte del Novecento, che soltanto negli ultimi anni della sua vita – era nato a Rovereto nel 1901, morì a Milano nel 1986 – ebbe i riconoscimenti che meritava e ai quali peraltro non ambiva.
Una raccolta delle sue opere è in mostra in questi giorni al castello di Miradolo, la bellissima e purtroppo poco nota sede espositiva della Fondazione Cosso. Francesco Poli e Paolo Repetto l’hanno curata con rara intelligenza, facendo dialogare i suoi lavori con quelli degli artisti da cui è stato influenzato, e di quelli di cui è stato amico: Depero, Martini, de Chirico, Morandi, Klee, Kandinsky, Miró, Calder, Fontana, Licini, Soldati, Gribaudo.
Le affinità del linguaggio scultoreo di Melotti con la musica sono sottolineate da una installazione sonora che accompagna il visitatore con le note e i silenzi di John Cage, mentre una raffinata illuminazione sottolinea i pieni e i vuoti delle opere esposte, e la loro straordinaria capacità di esistere nello spazio nonostante la leggerezza delle strutture e la povertà dei materiali utilizzati. Un video introduttivo, con una intervista a Melotti realizzata dalla televisione della Svizzera Italiana, è essenziale per una visita consapevole.
Davvero una mostra da non perdere. E’ aperta fino all’11 febbraio, ma attenzione: il castello di Miradolo, a San Secondo di Pinerolo, è aperto al pubblico dal venerdì al lunedì. Negli altri giorni lo si può visitare soltanto su prenotazione. Tutte le informazioni sul sito www.fondazionecosso.com