Negli ultimi giorni ho visto tre film, due belli e uno pieno di buone intenzioni, ma noioso. Quelli belli erano il monumentale Dunkirk, del britannico Christopher Nolan, e il più raccolto, ma non per questo meno corale, The Teacher, del regista ceco Jan Hřebejk. Quello noioso Il colore nascosto delle cose, dell’italiano Silvio Soldini.
Di Dunkirk si è detto e scritto di tutto, dunque mi limiterò a sottolineare il geniale alternarsi temporale delle tre storie ambientate nei giorni del miracoloso salvataggio delle truppe inglesi imbottigliate dai tedeschi sulle spiagge di Dunkerque: vicende di terra di mare e di cielo, ognuna con i suoi personaggi che si sfiorano, ma non si incontrano. Alcuni sono eroici, altri spaventati, altri ancora vigliacchi. Tutti sono impegnati nella loro personale battaglia per la sopravvivenza, mentre la voce di Churchill chiama a raccolta le energie di una nazione sotto choc, ma decisa a resistere al pericolo nazista. Ben girato, ben recitato, ben montato, con una colonna sonora fantastica, Dunkirk è quello che il cinema dovrebbe essere sempre. Centosei minuti di grande spettacolo, che scorrono senza cali di tensione, affascinano e fanno pensare.
Così come fa pensare The Teacher, la storia di Maria Drazdechova, la nuova insegnante di una scuola media di Bratislava, che fa l’appello chiedendo a ogni alunno il mestiere dei genitori, e approfitta del suo ruolo per ottenere da loro piccoli e grandi favori, pulizie domestiche comprese. Siamo nel 1983, nella Cecoslovacchia comunista. Maria è membro del partito, e molte famiglie sopportano il suo comportamento come un prezzo da pagare per la buona riuscita dei figli. Ma alcune si ribellano, e la scuola convoca una assemblea di genitori. Tutto il film è giocato in un continuo rimando tra l’assemblea, dall’esito niente affatto scontato, e gli avvenimenti che l’hanno preceduta. E’ una vicenda scolastica – tra l’altro vera – ma è anche una impietosa analisi di una società in crisi, soffocata da una dittatura vicina al collasso e tuttavia feroce verso i suoi cittadini, a loro volta feroci verso i più deboli e servili verso i potenti. The Teacher si avvale di una regia senza fronzoli e della bravura di un gruppo di attori semi sconosciuti in occidente, tra i quali spicca nel ruolo della insegnante l’ “odiosa” Zuzana Mauréry, ed è la dimostrazione di come si possa fare un ottimo cinema anche con pochi mezzi, quando ci sono le idee e la capacità di realizzarle.
Una capacità che questa volta è mancata a Silvio Soldini, autore in passato di pregevoli lavori. Il colore nascosto delle cose è la storia di un incontro tra un brillante pubblicitario quarantenne, abituato a passare di letto in letto navigando tra le menzogne, e una donna cieca che ha saputo conquistarsi una vita autonoma ma non ha un compagno. Lui è il figlio d’arte Adriano Giannini, un po’ monocorde ma tutto sommato efficace. Lei è Valeria Golino, volonterosa e credibile nella parte, studiata anche con l’aiuto degli ipovedenti che Soldini ha conosciuto quando ha realizzato un documentario sulla disabilità. Le premesse per un buon film dunque c’erano. Ma la storia si sviluppa in modo piatto e prevedibile, i tormenti di lui e le illusioni di lei non appassionano, il finale è scontato. E su tutto domina sovrana la noia, che ti fa sognare un bel western pieno di fango, sudore e polvere da sparo.
Battista Gardoncini