Questa sera alle 21, presso il Polo del ‘900 di via del Carmine 14 a Torino, Giovanni Vanzetti, Alberto Gedda, giornalista, e Sergio Soave, storico, ricorderanno la drammatica vicenda di Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco, i due anarchici italiani uccisi sulla sedia elettrica il 23 agosto del 1927 negli Stati Uniti con l’ingiusta accusa di aver preso parte a una sanguinosa rapina avvenuta sette anni prima. Nel corso della serata, moderata da Battista Gardoncini, ci sarà anche una esibizione della cantante Chiara Rosso e del chitarrista Dario Littera, che eseguiranno tra l’altro la ballata “Here is to you”, scritta da Ennio Morricone e Joan Baez per il film Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo, uscito nel 1971. Ecco uno dei brani più famosi del film, interpretato da Gian Maria Volontè e Riccardo Cucciolla.
La sera di giovedì del 5 maggio 1920 Bartolomeo Vanzetti, venditore ambulante di pesce a Plymouth, e Nicola Sacco, operaio in un calzaturificio a Mildford, vengono arrestati su un tram tra Brockton e Bridgewater, sobborghi alla periferia di Boston, dall’agente di polizia Connoly che chiede rinforzi alla centrale poiché i due uomini sono armati e in possesso di materiale anarchico. Portati al posto di polizia di Bridgewater vengono fermati con l’accusa di possesso illegale d’armi.
Inizia così il caso Sacco e Vanzetti condannati per un duplice omicidio e una rapina che non avevano commesso e uccisi sulla sedia elettrica il 23 agosto del 1927 per essere poi riconosciuti completamente innocenti e vittime di una persecuzione cinquant’anni dopo dal governatore dello stato del Massachussetts Michael Dukakis, che nel 1977 ha proclamato il giorno di Sacco e Vanzetti.
Il biennio 1919- 1920 è terribile per l’economia americana: i disoccupati sono in continuo aumento, le manifestazioni si moltiplicano e sono molti gli attentati che vengono attribuiti agli anarchici e in particolare agli anarchici italiani. La comunità italiana è guardata con sospetto: i dago, come vengono chiamati gli immigrati italiani richiamandosi alla spada romana delle daga che denuncia l’uso del coltello tra la comunità, rappresentano la metà della popolazione carceraria.
Il 24 dicembre del 1919 a Bridgewater c’è un tentativo di rapina ai danni del calzaturificio White: i banditi sono tre o quattro uomini bruni, tarchiati, che si muovono con una grossa auto scura. Qualche mese dopo, sempre a Bridgewater, il 15 aprile del 1920 due uomini bruni e tarchiati sparano alle spalle, e uccidono, Frederic Parmenter, amministratore del calzaturificio Slater & Morrill, e la sua guardia del corpo Alessandro Berardelli. I due trasportano quasi 18 mila dollari, l’ammontare delle paghe degli operai del calzaturificio. I banditi li aspettano in strada, li uccidono e prendono le loro borse scappando su una grossa auto nera che si ferma ad un passaggio livello: un gangster intima con la pistola al casellante di alzare la sbarra e l’auto si dilegua.
Domenica 2 maggio 1920 dal quattordicesimomo piano della sede dell’Fbi di New York precipita Andrea Salsedo. Per la polizia è suicidio, per gli anarchici omicidio. Andrea Salsedo era stato arrestato dall’FBI con Roberto Elia, che sarà espulso in Italia, il 7 marzo del 1920: entrambi sono tipografi anarchici del gruppo di Luigi Galleani. C’è mobilitazione e Bartolomeo Vanzetti da Plymouth va a East Boston per una riunione di anarchici del gruppo di Aldino Felicani nel quale milita con Nicola Sacco che ha conosciuto negli anni in cui entrambi sono fuggiti in Messico per disertare la guerra.
Il giorno dopo Bartolomeo va a trovare l’amico Sacco che abita a Stoughton: Sacco vuole salutarlo perché ha deciso di rientrare in Italia con la famiglia – la moglie Rosina e figli Dante e Ines – dopo la morte di sua madre.
I due vanno insieme a Bridgewater per incontrarsi con Ferruccio Coacci, Riccardo Orciani e Mike Boda per preparare il manifesto per la manifestazione organizzata per la domenica successiva per Salsedo. Per mettere al sicuro il materiale di propaganda decidono di nasconderlo nella macchina di Boda che è in un garage: la polizia però tiene d’occhio Boda – che forse è un infiltrato, un informatore – e la sua auto scura di grossa cilindrata. Arrivati al garage Boda, che forse sa della trappola o la fiuta, se va in moto con Orciai. Restano Sacco e Vanzetti che, a piedi, vanno a prendere il tram, chiacchierando tranquilli.
Nel posto di polizia Bartolomeo e Nicola negano di conoscere gli altri anarchici, sono in contraddizione: secondo una ricostruzione successiva, da parte dei legali, i due cadono nella rete subito tesa nei loro confronti dal procuratore Frederick Gunn Katzman che annuncia ai giornali d’aver smantellato una pericola banda di gangster. Determinante è la poca conoscenza della lingua inglese da parte dei due italiani che non riescono a ribattere in modo compiuto alle accuse.
Vengono convocati 59 testimoni della rapina del 15 aprile ma soltanto nove, con molti dubbi, li riconoscono come autori dell’omicidio mentre i due italiani presentano i loro alibi. Nicola Sacco quel giorno era andato al consolato italiano perché voleva rientrare. Non vennero creduti, anzi l’accusa si appuntò particolarmente su Vanzetti quale autista della grossa auto scura dei gangster. Bartolomeo, però, non sapeva guidare.
Il 22 giugno del 1920 inizia il processo contro di lui che si conclude il 1 luglio con la dichiarazione di colpevolezza per il tentativo di rapina del 24 dicembre 1919 sulla base della testimonianza di un agente che l’aveva riconosciuto: quel giorno Vanzetti era a Plymouth con il suo carretto a vendere capitoni per il Natale tra gli italiani, come testimoniarono alcuni amici.
Il giudice Webster Thayer condanna Vanzetti a un periodo detentivo tra i 12 e i 15 anni nel penitenziario di Charleston. Sacco rimane nel carcere municipale di Dedham. Su entrambi pendono le accuse per la sanguinosa rapina del 15 aprile.
Nascono i comitati per Sacco e Vanzetti che mobilitano l’opinione pubblica e ingaggiano cinque avvocati per la loro difesa che denunciano il processo quale atto politico.
Il 31 maggio del 1921, dopo più di un anno dal loro arresto, inizia a Dedham il processo a Sacco e Vanzetti: la città è presidiata dalla polizia a cavallo e dalla guardia civile.
Quattro perizie balistiche non riescono a dimostrare che a sparare nella rapina siano state le armi trovate addosso ai due italiani: una Harrington cal. 38 di Vanzetti e una Colt calibro 32 di Sacco. Le pistole, anzi, sarebbero due catenacci che gli anarchici avevano con se per difendersi in caso di aggressione, più per spaventare che per sparare.
Il 14 luglio il presidente della giuria, Ripley, legge il verdetto: colpevoli di omicidio di primo grado.
Entrambi vengono rinchiusi nel penitenziario di Charlestown: Vanzetti, che lavora nell’officina, studia e scrive molto collaborando anche al giornale anarchico “L’Adunata dei refrattari” dove si firma come il picconatore. Il comitato, presieduto da Aldino Felicani, lavora febbrilmente per presentare ricorso contro la sentenza: viene sostituito l’avvocato Moore con l’avvocato Thompson, nel collegio entra l’avvocato Michelangelo Musumanno che sarà poi giudice nel processo di Norimberga.
Si moltiplicano manifestazioni in America, in Europa, in India, ma tutte le richieste di revisione, presentate nel tempo, saranno rigettate dalla corte.
Il 14 febbraio del 1923 Nicola Sacco inizia lo sciopero della fame per protesta e dopo un mese viene internato nel manicomio di Boston dove tenta il suicidio. Anche Bartolomeo nel dicembre del 1924 attua lo sciopero della fame e finisce in ospedale dove suona il violino.I due si ristabiliscono per l’aiuto del comitato e dei loro famigliari ma i continui rifiuti della corte a riaprire il processo sono mazzate.
La speranza si riaccende con la confessione spontanea del detenuto portoricano Celestino Madeiros che, detenuto anch’egli a Charlestown, manda un biglietto a Sacco nel quale si accusa della sanguinosa rapina alla Slater & Morrill. Di più: Madeiros dichiara di conoscere i veri responsabili e che né Sacco né Vanzetti c’erano.
E’ una confessione clamorosa: il 27 gennaio 1927 la Corte suprema del Massachussetts inizia a discutere l’istanza del collegio di difesa che nasce dalle parole di Madeiros, suffragate da prove inoppugnabili come il versamento in banca di 2.800 dollari quale paga per aver preso parte alla rapina.
Si delinea la possibilità che Vanzetti venga scagionato mentre per Sacco ci sono più problemi perché piccolo e bruno come i gangster della rapina descritti dai testimoni. Ma anche l’istanza nata dal confessione di Madeiros è rigettata.
Il giudice Webster Thayer convoca l’assise di Dedham il 9 aprile del 1927 per stabilire la pena: la città è nuovamente presidiata dalla polizia. La sentenza è di pena di morte per mezzo del passaggio della corrente elettrica attraverso il corpo.
L’esecuzione è prevista per il 10 luglio poi rimandata al 10 agosto e quindi ancora al 23 agosto per i continui appelli proposti dal comitato. Il 24 luglio anche Mussolini scrive all’ambasciatore Usa in Italia per chiedere la grazia.
Poco dopo la mezzanotte del 23 agosto 1927 Nicola Sacco, operaio di 36 anni, e Bartolomeo Vanzetti, pescivendolo di 38 anni, vengono uccisi sulla sedia elettrica nel carcere di Charlestown. Prima di loro, sulla stessa sedia, è stato ucciso Celestino Madeiros di 25 anni.