Da metà degli anni ’80, visto il crescente appeal televisivo, una generazione di miliardari spregiudicati si affaccia nel mondo del calcio europeo: un ottimo modo per investire denaro, accreditarsi nel gotha della finanza continentale e, per i più scaltri, avviare promettenti carriere politiche o riciclare denaro di dubbia provenienza. Il fenomeno non è un’esclusiva italiana, come dimostra la storia di Bernard Tapie, presidente dell’Olympique Marsiglia: yuppie spregiudicato, politico post-ideologico, imprenditore saltimbanco.
Tapie, come adora ripetere, è uno che “si è fatto da solo”: ha iniziato come venditore di televisioni e, dopo dimenticabili trascorsi come cantante e pilota automobilistico, è diventato un imprenditore specializzato nell’acquisire aziende in crisi, spacchettarle e rivenderle. Molta abilità e pochi scrupoli, Tapie in pochi anni diventa uno degli uomini d’affari più potenti, ricchi e discussi di Francia
Nel 1986 acquista l’Olympique Marsiglia, deciso a farne un top club europeo ad ogni costo: come dirigente plenipotenziario chiama Michel Hidalgo, ct della Francia campione d’Europa nel 1984, e per presentarsi al pubblico biancoazzurro acquista il più promettente attaccante francese in circolazione, Jean Pierre Papin.
Tapie non pone limiti alle sue ambizioni: addirittura, manda Hidalgo a trattare in segreto con Maradona per portarlo a Marsiglia. L’affare poi salterà per il veto di Ferlaino, ma Tapie si consolerà con una serie di acquisti incredibile: Waddle, Deschamps, Francescoli nel 1989 e Dragan Stojkovic,.
Niente sembra poter fermare il rampante imprenditore parigino: mentre il Marsiglia fa incetta di titoli nazionali (quattro di fila dal 1989 al 1992) Tapie trova anche il tempo di acquistare l’Adidas, di appoggiare la corsa presidenziale di Mitterrand e di lanciare accuse agli altri presidenti per l’utilizzo di fondi neri.
Il suo Olympique, intanto, è diventato una corazzata capace di competere anche in Europa: nel 1991 ai quarti di Coppa Campioni l’OM affronta il Milan di Sacchi, campione in carica della manifestazione.
La sfida, un confronto diretto tra Tapie e Silvio Berlusconi, è decisa sul campo da una prodezza volante di Chris Waddle e si conclude poi con l’assurda decisione del Milan di abbandonare il campo a causa della scarsa illuminazione: la “bizza” costerà ai rossoneri un anno di squalifica dalle coppe europee.La corsa di Tapie e del Marsiglia, viene fermata in finale dalla Stella Rossa di Belgrado, la vittoria della Champions è rimandata.
Nel 1992 acquista Barthez, Desailly, Boksic e Völler: l’Olympique firma un’altra grande stagione, e fine maggio si presenta in finale di Champions contro il Milan di Capello. A pochi giorni dalla finale un giocatore del Valenciennes, Glassmann, denuncia un tentativo di corruzione fatto dai dirigenti dell’Olympique.
A suo dire, i marsigliesi avrebbero provato a comprare la partita per presentarsi più riposati all’incontro contro la corazzata rossonera. Contro tutti i pronostici, l’Olympique vince 1-0 la finale grazie ad un’inzuccata di Boli e diventa la prima squadra francese a trionfare in Champions.
Il 24 giugno 1993 vengono trovati 250.000 franchi sepolti nel giardino di Christophe Robert, giocatore del Valenciennes; è la prova che gli inquirenti stavano aspettando per avviare il processo sportivo e quello penale.
Il 6 settembre la UEFA esclude in via preventiva l’Olympique dalla Champions, ripescando il Milan in Coppa Intercontinentale e in Supercoppa Europea. È l’epilogo per quella squadra che stava dominando l’Europa e il mercato.
Il titolo di Francia viene revocato ed assegnato a tavolino agli eterni rivali del Paris Saint Germain, e il club di Tapie, a stagione in corso, viene retrocesso in II Divisione. La condanna della giustizia ordinaria per Tapie arriverà solo nel 1995, dopo il trionfo alle elezioni europee del 1994.
Nel 1996 esordisce come attore nel film “Uomini e donne, istruzioni per l’uso” e dal 2003 al 2008 è protagonista della serie TV Il commissario Valence. Nel 2001 viene girato un film-documentario sulla sua irresistibile ascesa ma anche alla sua rumorosa caduta, intitolato Who Is Bernard Tapie? e diretto dalla regista statunitense Marina Zenovich.
Tapie è risorto dalla bancarotta grazie all’indennizzo versatogli dal Credit Lyonnais per la cessione di Adidas, e oggi spiega candidamente “ho mentito, ma ero in buona fede“.
Marco Patruno